Sono passati 12 anni dal suo debutto che fece scalpore. E ne fece al punto che anche quelli non ferratissimi in statistiche lo ricordano come fosse oggi. Il Milan, fresco vincitore del Mondiale per club, riceve il Siena. Non sembra un avversario trascendentale per i rossoneri che giusto la stagione precedente avevano sollevato la settima e ultima Coppa dei Campioni. E’ uno squadrone pieno di campioni quello rossonero, ma dall’altra parte il futuro juventino Manninger fa buona guardia, e al Meazza dopo un’ora di gioco la partita non si è ancora sbloccata. Ancelotti da tecnico che privilegia solo le gerarchie del campo e non quelle imposte dalle medaglie appuntate sul petto, si guarda intorno e vede che della nutritissima schiera di attaccanti (in rosa ci sono Ronaldo, quello vero anche se ormai imbolsito dagli anni, Kakà, Inzaghi, Gilardino e Pato. Nota bene, tutti vincitori di un campionato del mondo con le rispettive nazionali eccetto l’ultimo che comunque è titolare nella Selecao), l’unico che può pescare dalla panchina è un ragazzetto della Primavera che ha campiuto 18 anni giusto il mese prima. Si chiama Alberto Paloschi e in allenamento ha già stupito tutti per la puntualità con cui trasforma in gol i palloni puliti o sporchi che transitano per un attimo a centroarea. Strano che l’Atalanta se lo sia fatto sfuggire, perché lui, pur nato a Chieri nel bresciano, risiede nella provincia di Bergamo a Cividate e proprio dagli orobici è stato bocciato in un provino. Al Milan invece capiscono subito quanto valga e ad appena 12 anni lo prendono nel settore giovanile. Ma torniamo alla partita col Siena. E’ il minuto 63 quando Ancelotti gli dice che tocca a lui. L’arbitro Orsato non fa a tempo e segnare il suo nome sul taccuino che Paloschi ha già segnato: sono passati appena 18 secondi dal debutto. Finisce 1-0 ed è solo l’inizio, anche se il nomignolo di erede di Inzaghi è rimasto tale. Oggi Paloschi è un trentenne che ha maturato una discreta carriera con 60 gol in serie A (Parma, Genoa, Atalanta, soprattutto Chievo e Spal le altre tappe) e un paio in Premier col Swansea, e che proprio con Maran ha vissuto a Verona le stagioni più prolifiche in fatto di realizzazioni. Alla Spal mal si combinava con il bisonte Petagna e ora con la nuova maglia del Cagliari spera di riguadagnare il tempo perduto. Il debutto (per una manciata di minuti) è coinciso con una pareggio beffa subito dal Parma al 94’, ma nel poco tempo a disposizione il Palo ha già fatto vedere di essere animato dallo spirito giusto per riemergere. E i tifosi del Sardegna Arena l’hanno accolto nel migliore dei modi.
Nanni Boi