Dopo aver rialzato la testa a Civitanova Marche, il CUS Cagliari si butta a capofitto sullo scontro diretto di Bolzano, valido per la decima giornata di ritorno della Serie A2. Per le universitarie si tratta di un vero e proprio crocevia per la salvezza: le altoatesine, infatti, dividono la dodicesima piazza con le rossoblù a quota 6 punti. Chi vince, in sostanza, può rivedere la luce.
«Questa gara può segnare il nostro percorso – afferma coach Federico Xaxa – vincere sarebbe importantissimo. La gara di Civitanova Marche può aver segnato la ripartenza, ora però bisogna confermarsi. In questa fase abbiamo la fortuna di poter affrontare delle settimane tipo, senza impegni infrasettimanali. Questo ci permette senz’altro di lavorare meglio. Vogliamo i due punti, passando però sempre attraverso la prestazione.»
Nelle Marche il CUS ha ritrovato il suo capitano, subito determinante con 22 punti a referto: «Striulli ci dà sicuramente leadership – spiega – ma, soprattutto, è il nostro playmaker. Il suo ritorno permette di rimettere al loro posto tutte le tessere del mosaico. Saias ha fatto benissimo, ma è giovane e sta ancora acquisendo tutti gli strumenti necessari per fari girare a pieno la squadra. Sollevata da qualche responsabilità, rende sicuramente meglio. Stesso discorso per Prosperi e Niola, che sono tornate ai loro ruoli originari. Nell’ultimo periodo si è riaccesa una fiammella, ora però dobbiamo interpretare ogni gara come una finale».
L’Acciaierie Valbruna Bolzano rappresenta un ostacolo sicuramente temibile: «Se la sono giocata quasi sempre alla pari con tutti – evidenzia Federico Xaxa – nonostante le tante interruzioni. Non ci sono precedenti, ma abbiamo studiato attentamente i video per analizzare le loro caratteristiche e trovare le giuste contromisure. Presentano un mix di gioventù ed esperienza e fanno leva su Kujit, uno dei migliori playmaker del Girone. Noi, però andremo in casa loro per imporre il nostro gioco».
Palla a due domenica 21 marzo, alle 14.30. Gli arbitri designati sono i signori Riccardo Paolo Giudice di Bergamo e Simone Guerra di Vigevano.