Per la nostra rubrica “A colloquio con…” abbiamo posto alcune domande a Patricia Petretto, esperta di turismo ed esponente di Fratelli d’Italia Azione Alghero
Si presenti ai nostri lettori.
«Mi chiamo Patricia Petretto, sono ungherese e vivo ad Alghero da circa 20 anni. Proprio nella mia nazione natia mi sono avvicinata al settore turistico, dove feci i miei studi e incominciai la carriera in questo settore. Poi decisi di allontanarmi dal mio paese d’origine alla ricerca di un’occupazione e remunerazione migliore: quindi decisi di venire in Italia e venni ad abitare, nel 1999, ad Alghero: un amore a prima vista. Mi ha colpito tutto, era una città che all’epoca era molto vivace, con tanta movida e con tantissimi turisti con esigenze ed abitudini differenti da quelli attuali. Mi colpì anche il clima, il paesaggio e il mare cristallino. Come si avvicina al settore turistico? In Ungheria ho sempre viaggiato, una passione che ho avuto dalla mia famiglia e che sto cercando di trasmettere anche alle mie figlie, con le quali faccio escursioni regolarmente. La cultura del viaggiare in Ungheria è molto più aperta ed essendo terraferma è anche più alla portata di tutti. Viaggiare apre la mente, dà la possibilità di visitare luoghi che ci permette anche di staccare dalla quotidianità e di adeguarsi alle nuove situazioni. Anche oggi, fino a quando il Dpcm ce lo ha permesso, ho viaggiato e ora vediamo con il nuovo Governo e le nuove regole per l’aviazione civile quando e come si potrà ritornare a viaggiare.»
Ci parli delle problematiche turistiche prima della pandemia.
«Lo scenario, prima del Covid, stava migliorando: in Sardegna abbiamo tre aeroporti e, nel 2019, grazie alla programmazione avremmo dovuto avere, per il 2020, all’incirca 1 milione 600mila arrivi nello scalo algherese. Un aumento quindi rispetto all’anno precedente. Purtroppo, a causa della pandemia, vennero cancellati circa il 60/70 per cento degli arrivi, dando un colpo di grazia all’intero settore, sia alle strutture ricettive che a tutto il comparto. Questo è stato un grande problema che ha mandato in fumo anni di lavoro, si è tornati indietro di quasi vent’anni, e ora dovremo trovare delle soluzioni per uscire da questo periodo. Un altro problema era quello della destinazione monoprodotto: il segmento balneare. Tutti ci conoscono per il nostro meraviglioso mare concentrando i flussi principali da giugno sino a fine settembre, nonostante la Sardegna abbia un ampio patrimonio culturale, enogastronomico e paesaggistico oltre il mare. Questo, per il momento, non è stato sufficientemente valorizzato ed integrato nella filiera turistica prima del Covid. Un’altra problematica era la qualità dei servizi: tutta la Sardegna, Alghero compreso, ha tanti servizi uguali fra di loro, ma poco standardizzati. Un problema già affrontato in diversi tavoli tecnici dai quali è emerso la necessità della diversificazione, oggi richiesto dal mercato.»
Secondo lei Alghero ha saputo valorizzare i suoi siti turistici o c’è ancora molto da fare?
«In questo settore è errato utilizzare il termine “secondo me”, lo sviluppo richiede un analisi numerica precedente. I numeri parlano molto chiaro. In Sardegna ad oggi non esiste un osservatorio regionale che analizzi il fenomeno anche se non mancano i vari studi universitari. Numericamente parlando, i nostri siti sono poco visitati, poco conosciuti e si potrebbe fare molto meglio. Questo significa creare il prodotto culturale, enogastronomico e tanti altri segmenti all’interno della filiera turistica, un lavoro finora non adeguatamente realizzato. La sola presenza di una chiesa, nuraghe non è un prodotto, ma è la predisposizione. Deve essere segnalato, arricchito di servizi, reso raggiungibile e venduto, è un problema che riguarda tutta la Sardegna. Abbiamo tante piccole realtà, vicine alle città turistiche, che potrebbero essere valorizzate di più.»
Anche il settore turistico è stato messo in ginocchio dalla pandemia. Ci dica il suo punto di vista.
«Lo sforzo da parte del governo per erogare i ristori ed altro genere di aiuti economici non è stato sufficiente, ora per consentire la riapertura in serenità delle attività turistiche servono altre manovre. Regna l’incertezza. Stiamo aspettando la fine della pandemia ma in realtà credo che noi dovremo imparare a convivere con il virus e adeguarci alle nuove normalità. Questo porterà a una modifica sostanziale nel modo di viaggiare perché, se prima della pandemia era la convenienza e la facile raggiungibilità della destinazione, ora ne diventa cosa mi offre la destinazione e con quali misure di sicurezza sanitaria. In questo momento, in Sardegna e non solo ad Alghero, i grandi tour operator guardano con incertezza lo sviluppo della stagione turistica 2021. Manca la sottoscrizione dei contratti negli alberghi di grande dimensioni: lo scorso anno, molti alberghi nella costa algherese hanno preferito di non aprire per motivi economici, lasciando a casa molti lavoratori: circa il 50% degli stagionali non ha potuto tornare a lavorare. Se quest’anno si vuole evitare ulteriore disoccupazione nel nostro territorio, bisogna dare risposte chiare e concrete sia al viaggiatore che al territorio. Come partito abbiamo fatto delle proposte per migliorare la sicurezza nella destinazione e chiedere certezze per la filiera: vaccinazione dei dipendenti, l’erogazione dei test antigenici rapidi con costi pari allo zero, il realizzo dei Covid Test Center per effettuare test prima della partenza e l’adattamento delle imprese alle nuove tecnologie per limitare il rischio di contagio. Il problema degli alberghi di grande dimensione si sente in tutta la Sardegna, è difficile immaginare che una struttura con 50-100 dipendenti possa aprire senza che il 30-40% delle stanze siano già prenotate e confermate.»
Il caro trasporti ha influito sulla crisi del settore. Secondo lei quale può essere la soluzione per risolvere il problema.
«La Sardegna è un’isola e per raggiungerla è necessario prendere un aereo e una nave. A causa della pandemia, i prezzi sono lievitati. Noi qui localmente non possiamo incidere molto nel 2021, nel senso che ogni compagnia applicherà i prezzi che ritiene opportuno a libero mercato. Tuttavia ci sono compagnie low cost che mettono a prezzi bassi i biglietti in maniera tale da incentivare le prenotazioni. Anche qui la parola chiave è “Incertezza”. Una svolta potrebbe essere l’introduzione della IATA Travel Pass, l’applicazione con database mondiale che consente la gestione dei certificati sanitari rilasciati da vari paesi.»
Il settore turistico nel futuro: prospettive e nuovi progetti.
«È una domanda da milioni di euro, alla quale oggi è difficile dare risposte concreti ma possiamo individuare le linee di tendenza. É in crescita il segmento “Luxury”, quindi dei servizi di altissima qualità. Sono aumentati infatti in questo periodo, le prenotazioni su alberghi a cinque stelle, ville di lusso e servizi affiliati. Queste aziende sono in grado di integrare i costi legati alla garanzia della sicurezza contro il Covid con un lieve sovrapprezzo, il quale è facilmente accettabile dal mercato. Una modalità difficilmente applicabile in una struttura ricettiva di prezzo medio-basso. Sicuramente, dopo la pandemia, la richiesta del mercato sarà quella della qualità e sicurezza garantita. Mi auspico che nella Riviera del Corallo possano nascere nuove imprese e alberghi di 4-5 stelle, delle quali, purtroppo, il litorale algherese non conta numeri elevati. Un altro nodo importante sarà il tanto atteso collaborazione fruttifera tra le imprese e le amministrazioni tradotti in azioni di co-marketing efficaci. Siamo anni che continuiamo a dire: la singola amministrazione o la singola impresa non possono fare una promozione efficace del territorio, è necessario andare oltre ai confini amministrative e ragionare in ottica di destinazione e non singolo servizio. Ora più che mai sarà necessaria cambiare i paradigmi, abbandonare vecchi modi di ragionare guardando le esigenze del mercato e reinventare le destinazioni.»
Antonio Caria