«Promuovere la ricerca sull’endometriosi nel quadro del Programma UE per la salute 2021-2027 e favorire lo scambio dei dati clinici fra gli Stati membri per stabilire strategie condivise di intervento sulla malattia.»
A chiederlo è l’europarlamentare della Lega Luisa Regimenti, in un’interrogazione alla Commissione, sottoscritta in maniera trasversale da altri eurodeputati.
«Una donna su dieci in età fertile soffre di endometriosi – sottolinea Luisa Regimenti, che è anche medico legale e delle assicurazioni – una dolorosa condizione uterina che provoca dolore e in alcuni casi disabilità o sterilità. Le cause sono sconosciute, non ci sono cure efficaci e la diagnosi definitiva richiede un intervento chirurgico invasivo. L’endometriosi ha un grande impatto socio-economico non solo sulla sfera personale e familiare della donna, ma anche su quella lavorativa, dovendo ricorrere spesso a congedi malattia. Le terapie oggi disponibili, inoltre, sono costose e di lunga durata.»
Nel 2015 l’endometriosi ha interessato 10,8 milioni di donne e secondo alcune fonti ad esserne colpita è circa il 6-10% della popolazione femminile. «In Italia – prosegue l’esponente leghista – solo negli ultimi anni è stato ottenuto il riconoscimento dell’endometriosi come malattia invalidante e inserita nei LEA, i livelli essenziali di assistenza. Tuttavia, l’invalidità è riconosciuta solo alle pazienti più gravi e per di più con chiare limitazioni nell’assegnazione dei punteggi.»
«Di recente – conclude Luisa Regimenti – il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per la “promozione della parità di genere nella salute mentale e nella ricerca clinica”, che citava il caso dell’endometriosi come esempio di discriminazione nella ricerca sulle patologie femminili e nel relativo trattamento, sottolineando l’importanza della ricerca sulle cause, sulla prevenzione e sul trattamento di questa malattia. Mi auguro si possa proseguire con successo su questa strada.»
«Una donna su dieci in età fertile soffre di endometriosi – sottolinea Luisa Regimenti, che è anche medico legale e delle assicurazioni – una dolorosa condizione uterina che provoca dolore e in alcuni casi disabilità o sterilità. Le cause sono sconosciute, non ci sono cure efficaci e la diagnosi definitiva richiede un intervento chirurgico invasivo. L’endometriosi ha un grande impatto socio-economico non solo sulla sfera personale e familiare della donna, ma anche su quella lavorativa, dovendo ricorrere spesso a congedi malattia. Le terapie oggi disponibili, inoltre, sono costose e di lunga durata.»
Nel 2015 l’endometriosi ha interessato 10,8 milioni di donne e secondo alcune fonti ad esserne colpita è circa il 6-10% della popolazione femminile. «In Italia – prosegue l’esponente leghista – solo negli ultimi anni è stato ottenuto il riconoscimento dell’endometriosi come malattia invalidante e inserita nei LEA, i livelli essenziali di assistenza. Tuttavia, l’invalidità è riconosciuta solo alle pazienti più gravi e per di più con chiare limitazioni nell’assegnazione dei punteggi.»
«Di recente – conclude Luisa Regimenti – il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per la “promozione della parità di genere nella salute mentale e nella ricerca clinica”, che citava il caso dell’endometriosi come esempio di discriminazione nella ricerca sulle patologie femminili e nel relativo trattamento, sottolineando l’importanza della ricerca sulle cause, sulla prevenzione e sul trattamento di questa malattia. Mi auguro si possa proseguire con successo su questa strada.»