«Il prossimo 20 novembre il Tribunale civile di Cagliari si pronuncerà sul diritto dei Sardi ad essere rappresentati al parlamento europeo come minoranza linguistica riconosciuta, al pari del Trentino Alto Adige, della Val d’Aosta e della Slovenia.»
Lo hanno annunciato gli esponenti dell’Associazione per i diritti dei Sardi, che hanno avviato il procedimento come cittadini-elettori, cioè nell’unica forma attualmente consentita dalla legge.
«Esprimiamo tutto il nostro sostegno all’Associazione – ha dichiarato la dirigente del Psd’Az Rossana Ladu -, perché dopo lunghe battaglie riteniamo ci siano le condizioni per riconoscere un diritto fondamentale dei sardi e garantire il pieno rispetto della Costituzione che vieta ogni discriminazione per ragioni linguistiche.»
L’assessore Quirico Sanna ha poi sottolineato che la Sardegna pur essendo la più grande minoranza linguistica d’Italia e fra le più grandi d’Europa viene ingiustamente penalizzata a differenza di altre Regioni ed è arrivato il momento di mettere rimedio a questa grave ingiustizia.
«Finora – ha osservato anche Cocco della direzione del Psd’Az -, la rappresentanza della Sardegna nel parlamento europeo è stata occasionale e comunque dovuta a fattori esterni legate alle logiche dei grandi partiti nazionali, cose molto diverse dal riconoscimento di un diritto. Ora stiamo fiduciosi in un cambiamento, ha proseguito, perché la nostra terra ha diritto di entrare nel parlamento europeo, luogo dove si prendono decisioni importantissime per il nostro futuro soprattutto in campo economico, “dalla porta principale”.»
«Difendo da sempre gli elettori “normali” – ha affermato il professor Felice Besostri, giurista esperto di sistemi elettorali -, quelli che non scelgono i loro rappresentanti dal 2003 per colpa del Porcellum, e quelli dei Sardi, unica grande minoranza linguistica che non ha “voce” nel parlamento europeo. Le altre minoranze linguistiche inferiori per popolazione alla Sardegna – ha aggiunto Felice Besostri – non solo sono garantite dall’applicazione delle leggi attuali ma lo saranno ancora di più se passasse il referendum “taglia-parlamentari”. Con la riduzione dei seggi, ha spiegato il giurista, si produrrebbero, infatti, questi effetti pratici: la Sardegna subirebbe al Senato il taglio di ben 3 senatori (da 8 a 5, pari al 36.50%) ed il Trentino Alto Adige di un solo senatore (da 7 a 6, pari al 14.22%), nonostante la Sardegna abbia una popolazione superiore di circa il 60% rispetto a quella del Trentino.»
«Sono sardo, la mia è una lingua riconosciuta, i miei diritti devono essere rispettati – ha concluso il presidente dell’Associazione per i diritti dei Sardi Flavio Cabitza -: noi chiediamo la giusta rappresentanza per questa comunità, senza padroni né “casacche” di partito.»